Ieri sera, mi chiama mia madre, per sconsigliarmi di tornare a casa, ché c'è la neve, il ghiaccio, il freddo.
Mi richiama stamattina per sincerarsi ch'io sia vivo e mi sconsiglia di andare a Parigi questo we, ché c'è la neve, il ghiaccio, il freddo.
Le ricordo che a Torino quarantanni fa non si facevano tante storie; e che c'è qualche fotografia in b/n che ritrare un cinas di quattro anni che corre in mezzo a mucchi di neve più alti di lui, abbigliato con sciarpetta, cappottino scuro, scarponcini, calzette e pantaloncini corti (il cappello, non sono mai riuscito a mettermelo). E allora?
"eh, fijo mio, allora era così, allora la neve era diversa."
Non ho risposto, e mi è venuto da ridere, poi il contrario perchè in effetti sì, la neve era diversa, io avevo quattro anni, tu ventotto, papà trenta, la sorella paffuta duemmezzo, la vita era diversa, eravamo tutti diversi. Era tutto diverso.
(E la fotina - ma forse c'è anche un superotto - è carina, davvero).